Quando ho avuto l’opportunità di intervistare Rolando Larcher, uno dei più noti arrampicatori italiani, l’emozione e il rispetto hanno preso il sopravvento. Ricordo ancora il nostro primo incontro in una palestra di Trento, dove si è presentato con un sorriso contagioso e un commento che mi ha fatto sentire subito a mio agio. La sua personalità calda e il suo impegno costante nella scalata lo hanno reso un punto di riferimento non solo in Italia, ma anche sulla scena internazionale dell’alpinismo.
Rolando è famoso per aver chiodato alcune delle vie più celebri e per essere considerato un vero pioniere dell’arrampicata sportiva. Durante la nostra conversazione, sono rimasto colpito dalla schiettezza con cui condivideva le sue esperienze, i successi, ma anche le sfide affrontate nel corso della sua carriera. “La passione per l’arrampicata non è solo un’attività fisica”, mi ha detto, “è un modo di vivere, un modo per esprimere chi siamo.” Non è affascinante pensare a quanto sia profondo il legame tra l’arrampicatore e la montagna?
Quando gli ho chiesto del suo lavoro, Rolando mi ha spiegato che, pur essendo un copywriter, gestisce il suo sito per pura passione, senza alcun fine economico. Questo approccio gli consente di mantenere la libertà creativa, un aspetto che considera fondamentale. “Quando si è pagati, si rischia di essere soggetti a limitazioni”, afferma con convinzione. “Scrivere per me stesso è un atto di libertà.” E chi di noi non desidererebbe vivere seguendo la propria passione senza vincoli?
Il nostro dialogo ha toccato anche temi più delicati, come la sua decisione di dimettersi dal Club Alpino Accademico Italiano. Non è stato un passo semplice, ma per Rolando era una questione di coerenza con i suoi principi. “Non condivido le scelte di alcuni membri, quindi ho deciso di allontanarmi”, spiega. Questa scelta riflette la sua integrità e il desiderio di mantenere un approccio etico all’arrampicata, un aspetto che oggi è più importante che mai nel nostro mondo.
Mi ha affascinato la sua visione della progressione nell’arrampicata. Rolando è stato uno dei primi a utilizzare il trapano in montagna, ma ha sempre mantenuto un forte senso etico. “Ho sempre visto il trapano come uno strumento di sicurezza, non come un mezzo per forzare la progressione”, chiarisce. Questo approccio ha suscitato polemiche, ma Rolando è sempre stato fermo nella sua convinzione di preservare l’integrità della roccia. “L’impossibile deve rimanere tale. Se non riesco a superarlo in libera, lascio spazio ai giovani”, afferma, mostrando un senso di responsabilità verso le generazioni future. Ti sei mai chiesto quale impatto hanno le nostre scelte sull’ambiente e sulle nuove generazioni?
Durante la chiacchierata, Rolando ha condiviso aneddoti affascinanti delle sue avventure in montagna, dai suoi primi tentativi di apertura di vie nella Val d’Ambiez fino alle esperienze più recenti in Patagonia. Ogni storia è intrisa di passione e di una profonda connessione con la natura. “Quando salgo, cerco sempre la bellezza. La roccia deve catturarmi, e la linea deve emozionarmi”, dice, mentre i suoi occhi brillano di entusiasmo. Non è incredibile come la natura possa ispirare e trasformare le persone?
Questa intervista ha rivelato non solo un alpinista, ma un vero e proprio filosofo dell’arrampicata, qualcuno che ha dedicato la vita a esplorare i propri limiti e a spingere oltre le barriere del possibile. “La montagna è il mio parco giochi”, conclude, “e per questo devo solo dire grazie alla Marmolada”. Rolando Larcher è un esempio di come la passione e l’etica possano coesistere armoniosamente, ispirando chiunque si avvicini a questo straordinario mondo. Non trovi che sia un messaggio potente per tutti noi?